Aziende agricole più smart dal punto di vista scientifico e tecnologico, una burocrazia informatizzata, più efficiente e snella, la creazione di reti per lo scambio di conoscenze ed esperienze e una maggiore competitività, una tracciabilità più facile e l’apertura di nuovi mercati: tutto via laptop e smartphone. Sono solo alcune delle possibilità che possono essere dischiuse dall’agricoltura digitale emerso nell’evento internazionale “Piattaforme digitali per l’Agricoltura” svolto a Roma presso la Sala Cavour del Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari, Forestali e del Turismo. Una intera giornata organizzata dal Politecnico di Torino e dal CREA, con la collaborazione di Regione Piemonte e ISPRA, dedicata al confronto e alla condivisione di buone pratiche sulle nuove tecnologie nel settore primario, in ambito italiano ed europeo.
L’obiettivo è quello di sensibilizzare stakeholder e istituzioni sull’importanza strategica di una piattaforma digitale avanzata che, per essere davvero efficace e capillare, deve collocarsi in una rete europea aperta, distribuita e facilmente accessibile. E l’Italia, con la sua agricoltura d’eccellenza e la sua capacità di fare innovazione, intende proporre la sua candidatura per guidare questo processo.
In tal senso, infatti, lo scorso novembre, il Politecnico di Torino ha presentato, con il CREA e con altri 48 partner italiani ed europei, AGRIWARE un progetto che si propone di integrare le diverse piattaforme digitali per affrontare in modo partecipativo e coordinato i principali problemi delle regioni rurali in Europa.
“Le tecnologie digitali sono in grado di dare un contributo fondamentale al lavoro dei nostri agricoltori e sono decisive per affrontare questioni vitali come il cambiamento climatico, la tutela dell’ambiente, la garanzia di alimenti di qualità, sani e sicuri. Nello stesso tempo rendono maggiormente competitive le aziende agricole, rafforzandone l’efficienza e di conseguenza il reddito” dichiara il Sottosegretario di Stato al Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari, Forestali e del Turismo Alessandra Pesce con delega all’innovazione, “Come Paese saremo impegnati, nei prossimi anni, non solo a sostenere e favorire la creazione di nuove conoscenze, ma soprattutto ad incoraggiare un reale ed efficace trasferimento dell’innovazione a chi poi la deve mettere davvero in campo, perché l’uso di tecnologie innovative comporta un necessario adeguamento tecnico e normativo”.
In occasione della Giornata Mondiale del Suolo, che si celebra il 5 dicembre per valorizzare una risorsa preziosa, fragile e non rinnovabile, da cui dipende la vita dell’uomo, Federchimica Assofertilizzanti e CREA in collaborazione con UNIBO, UNITE e le società scientifiche SISS, SICA e SIA hanno organizzato un seminario di approfondimento sulle tematiche connesse all’uso sostenibile dei fertilizzanti per la sicurezza alimentare.
LA MICROVITA DEL SUOLO
L’incontro che si è tenuto a Roma presso la Società Geografica Italiana ha inteso stimolare la riflessione su un tema caldo per un’opinione pubblica disorientata che, da una parte è abituata a contare su una disponibilità illimitata di cibo senza porsi troppe domande, mentre dall’altra è vittima di luoghi comuni e disinformazione.
“Chimica non è sinonimo di veleno – spiega Anna Benedetti, dirigente di ricerca CREA, presidente SISS e National Focal Point della Global Soil Partnership FAO – Tutti gli organismi viventi sono basati sulla chimica, tutte le reazioni metaboliche che avvengono in un organismo vivente sono chimica, nel suolo abbiamo i processi che regolano i servizi ecosistemici che si basano su processi chimici. È impensabile non fertilizzare un suolo da destinare ad agricoltura, nel lungo periodo porterà alla perdita della fertilità e della produttività stessa, compromettendo quindi sia la possibilità di avere cibo sufficiente sia la biodiversità definita come il capitale naturale pro capite”.
Il suolo in cifre
- Da esso dipende oltre il 95% della produzione di cibo.
- Nel mondo ogni mezz’ora se ne perdono 500 ha per le cause più diverse (erosione, inquinamento, cementificazione, ecc).
- Oggi oltre il 33% dei suoli mondiali è affetto da forti limitazioni per la produzione di alimenti e nei paesi industrializzati le terre da destinare
- Per formare 1 cm di suolo fertile necessitano dai 100 ai 1000 anni a seconda del clima, del substrato litologico (cioè della roccia sottostante al suolo), dell’impatto antropico, ecc.
- La biodisponibilità per le colture di elementi nutritivi viene regolata dai microrganismi del suolo che mineralizzano la frazione organica ed essi vivono nei primi 5 cm di suolo.
- Nel suolo troviamo oltre il 90 % della biodiversità del pianeta in termini di organismi viventi.
- Se la biodiversità viene definita come il capitale naturale pro capite dal quale trovare approvvigionamento di cibo per le popolazioni della terra, mal gestire il suolo e perderne la fertilità significa perdere o limitare fortemente la capacità produttiva.
- La FAO ha stimato che se da oggi, a livello mondiale, si iniziasse a praticare una gestione sostenibile del suolo, si otterrebbe un incremento del 56% delle produzioni, a fronte di una popolazione che nel 2050 sarà aumentata del 60% rispetto all’attuale.
Una Gestione sostenibile della fertilizzazione tutela l’ambiente e dell’agricoltore, ma al tempo stesso assicura rese elevate e risparmi energetici ed economici. Conservare il suolo significa anche utilizzare fertilizzanti di qualità, controllati e sicuri per l’operatore e che restino fuori dalla catena alimentare. Una fertilizzazione sostenibile, nell’ottica dell’economia circolare, è vantaggiosa sia per l’ambiente – grazie ai prodotti di nuova generazione ottenuti dal riciclo delle biomasse agricole e dagli scarti delle produzioni primarie – sia per l’occupazione in quanto si crea una filiera positiva, attraverso il riutilizzo degli elementi nutritivi, con costi decisamente inferiori nella produzione del fertilizzante rispetto alla sintesi di molecole a livello industriale.
“Il suolo è una risorsa indispensabile e va lavorato e coltivato senza depauperarlo. Per questo è necessario preservare gli elementi nutritivi e tutti processi energetici e microbiologici. I fertilizzanti compostati sono fattori fondamentali per nutrire la terra e per ottenere raccolti di qualità. Prendersi cura della terra e dell’ambiente non è mai troppo tardi, ma non perdiamo ulteriore tempo ricordando che gli esperti di propaganda di buone maniere devono trasferire le conoscenze ai contadini al minor costo sociale in modo che i processi naturali presenti in azienda rimangano patrimonio esclusivo del contadino custode di tale Diritto – afferma l’agronomo Vittorino Crivello, esperto in materia- inoltre è buona cosa leggere e divulgare l’ultima enciclica di Papa Francesco – Laudato Sii –.